Investimenti per 13 miliardi e mezzo di dollari sulle batterie entro il 2030. Una mossa con cui Toyota spera di accelerare il raggiungimento dell’impatto zero, cioè il bilanciamento tra l’anidride carbonica emessa e quella eliminata dall’atmosfera.
Durante un incontro virtuale con la stampa, il chief technology officer, Masahiko Maeda, ha spiegato che il piano prevede di lavorare sui materiali e le strutture delle batterie, in modo da abbattere i costi almeno del 30%. Un altro obiettivo è “abbassare del 30% il consumo di energia” già a partire dalla bZ4X, un suv compatto presentato al salone di Shanghai, atteso in commercio a metà del 2022.
Toyota e l’elettrico
L’annuncio è arrivato meno di un anno dopo che Akio Toyoda, amministratore delegato del gruppo, aveva definito “sopravvalutate” le auto elettriche. Toyoda aveva dichiarato che “l’attuale modello di business dell’industria automobilistica rischia di crollare se il settore passerà ai veicoli elettrici troppo in fretta”. Aveva inoltre messo in dubbio che l’abbandono dei carburanti fossili potesse davvero contribuire a proteggere l’ambiente: “’Più veicoli elettrici costruiamo, peggiori diventano le emissioni di anidride carbonica”. In molti paesi, tra i quali il Giappone, l’elettricità viene infatti prodotta in gran parte con carbone e gas naturale.
Toyoda era stato criticato da cinque grandi investitori istituzionali per i suoi commenti, che seguivano la proposta del governo di Tokyo di vietare la vendita di auto a benzina a partire dal 2035. Un progetto analogo a quello annunciato a luglio dall’Unione europea.
Le batterie a stato solido
Durante l’incontro con la stampa, Maeda ha aggiunto che Toyota continua a lavorare anche alle batterie a stato solido, considerate da alcuni come “la vera svolta” verso l’affermazione delle auto elettriche. Come scrive Reuters, le batterie a stato solido garantirebbero “maggiore densità di energia” e “una ricarica più veloce”, oltre a essere “meno inclini a prendere fuoco”. Toyota ha però “ancora difficoltà a far durare queste celle”. Maeda ha fatto sapere, in ogni caso, che l’obiettivo di avviarne la produzione verso la metà del decennio non è cambiato. Toyota punta a vendere 8 milioni di veicoli elettrici entro il 2030.
Sempre nel campo delle batterie, peraltro, Toyota Material Handlings, società del gruppo che produce carrelli elevatori, nel 2009 avviò una collaborazione con Arco Fc, società bolognese. Come ha scritto il Sole 24 ore, l’accordo nacque “quando Toyota Material Handling, che a Bologna dispone del suo più grande centro di ricerca e sviluppo in Europa, chiese agli ingegneri di Arco Fc un sistema capace di rendere più efficienti i suoi carrelli elevatori a idrogeno”. Voleva, in particolare, batterie capaci di ricaricarsi in tempi molto più brevi rispetto ai muletti tradizionali.
Cosa fanno i concorrenti di Toyota
L’annuncio degli investimenti sull’elettrico di Toyota, prima casa automobilistica al mondo per volume di auto vendute, segue quelli di molti altri grandi gruppi. Stellantis, per esempio, ha presentato in estate un piano di elettrificazione da 30 miliardi di euro, pochi mesi dopo avere siglato una joint venture con Foxconn per una “vettura connessa”. Mercedes si prepara a investire 40 miliardi sulle auto elettriche, mentre Volkswagen, a fine 2020, ha annunciato che spenderà 73 miliardi per la digitalizzazione e lo sviluppo di vetture elettriche e ibride.
Nonostante gli Stati Uniti siano ancora molto indietro rispetto a Europa e Cina per auto elettriche vendute, anche i colossi americani si stanno muovendo. General motors ha rivisto al rialzo gli investimenti in programma per il quinquennio 2021-25, da 20 a 27 miliardi, e ha fatto sapere che produrrà solo auto elettriche a partire dal 2035. Ford conta di raggiungere lo stesso traguardo, almeno in Europa, già nel 2030, e spenderà un miliardo solo per rammodernare il suo stabilimento a Colonia.
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