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Elon Musk balla all’inaugurazione della gigafactory di Tesla a Berlino. Ma la crisi delle materie prime si fa già sentire

“Grazie Germania”. Così Elon Musk saluta su Twitter l’inaugurazione della Gigafactory di Berlino, la prima in Europa di Tesla, che oggi ha finalmente aperto le sue porte dopo i vari rinvii accusati nel corso degli anni. E dove la pandemia, inevitabilmente, ha giocato un ruolo importante. Basti pensare che l’annuncio della sua realizzazione risale al 2019, e prevedeva l’apertura entro il 2021.

Presentata proprio da Elon Musk e dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, che hanno tagliato insieme il nastro rosso, la nuova Gigafactory di Berlino-Brandeburgo (dato che si trova Grünheide) ha già consegnato ai clienti Tesla le prime auto di serie prodotte in loco. Si tratta di un lotto di 30 Model Y Performance, il Suv elettrico capace di scattare da 0 a 100 in soli 3,7 secondi, di raggiungere una velocità massima di 250 km/h, e di garantire anche 514 km di autonomia. Confermando, di fatto, quanto aveva rivelato ieri su Twitter lo stesso Elon Musk, che per l’occasione si è lanciato nel suo tradizionale balletto.

Tra obiettivi e sfide: i prossimi passi della Gigafactory di Berlino di Tesla

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courtesy Tesla

La gigafactory è stata costruita su 165 ettari di terreno grazie a un investimento da 5 miliardi di dollari. A pieno regime dovrebbe essere capace di produrre 500mila Tesla l’anno, milioni di batterie, dato che ha al suo interno una fabbrica di batterie. Accoglierà, in totale, 12mila dipendenti (sono diverse, infatti, le posizioni lavorative aperte da Tesla).

Eppure sono già diverse le sfide che dovrà gestire per riuscire a non perdere il passo e non dimostrarsi, almeno nel breve termine, un buco nell’acqua. Due su tutte, la carenza dei chip e la facoltà di “aggiungere capacità lungo la catena di approvigionamento”, aspetti già evidenziati a ottobre 2021 e a gennaio 2022 sempre in occasione della pubblicazione dei conti dell’azienda, e il protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina.

Aspetto che se da una parte non poteva essere previsto, dall’altra sta causando diversi fastidi a Tesla.  In quanto sta inevitabilmente comportando un aumento diffuso di tutte quelle materie prime (come litio, cobalto e nichel) necessarie per l’azienda per produrre le sue batterie elettriche. Da qui la decisione di aumentare i prezzi dei suoi veicoli negli Stati Uniti e in Cina, e di iniziare a produrre batterie al lito-ferro-fosfato decisamente più economiche, come evidenziato da Forbes.

Il problema dell’acqua

Senza dimenticare, infine, che rimane sempre acceso un altro problema, già più volte contestato a Musk, al punto da essere stato protagonista di due contenziosi in tribunale: quello della gestione dell’acqua. Si pensa infatti che le falde acquifere saranno insufficienti a rifornire l’area una volta che la fabbrica funzionerà a pieno regime.

Secondo quanto evidenziato da Forbes, infatti, l’autorità idrica nella regione tedesca di Brandenberg ha espresso preoccupazione per la crescita futura dell’impianto. E ha dichiarato che non sarà concesso “nessun altro progetto di sviluppo nell’area dell’associazione senza ulteriori approvazioni di finanziamento da parte delle autorità statali”.

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